La Patria (dal latino = la terra dei padri), mai termine fu più abusato e deturpato, specie forse in questa fase storica, epoca in cui i social hanno amplificato incredibilmente la capacita espositiva delle persone ma, nel contempo, hanno ridotto al lumicino il confronto, il dibattito sacrificato sull’altare dei “mi piace”.
Per definire “la terra dei padri”, bisognerebbe prima dare un valore al termine padre. Il padre è: “Uomo che ha la funzione di guida morale e spirituale”, o semplicemente una figura appiattita che viene prima del figlio/a? E se, come è per me, chi legge pensa al proprio padre come ad una guida, a colui che unitamente alla mamma, ha seminato ed aiutato a germogliare i primi segni dell’educazione che, nel tempo, poi si sarebbe evoluta ed avrebbe aiutato l’adulto ad avere, appunto, una propria morale ed una propria spiritualità? E allora per quale motivo la “patria” deve essere affidata, quasi esclusivamente, ad un luogo, ad una terra, ad una nazione?
In alcuni casi il termine nazione/stato prende il sopravvento sul termine patria, questo è evidente, perché se per quest’ultimo la componente morale, etica, spirituale, ha un valore inderogabile, per i primi due termini (nazione/stato) la componente sociale ha uno scopo meramente amministrativo, burocratico.
Ed allora partendo da queste basi, chi è il tuo patriota? E’ colui che è nato nella tua stessa nazione o chi si comporta e vive così come vivresti tu? I tuoi patrioti sono coloro che usano le regole imposte dall’alto, la “legalità”, per stabilire quale è la giustizia o tutti quelli che aspirando alla giustizia sono pronti anche a mettere in discussione le leggi?